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giovedì 27 dicembre 2012

Cuneo-Pinerolo. La Gazzetta dello sport incorona la tappa più epica di sempre



PINEROLO. Ci sono imprese sportive che entrano nella storia, altre direttamente nella leggenda. Non può essere altrimenti per la diciassettesima tappa del trentaduesimo Giro d’Italia. Quello che si disputò nel 1949, quello che venne vinto da Fausto Coppi.



10 giugno 1949. Si parte da Cuneo e si arriva a Pinerolo. È sufficiente dire questo, non aggiungere altro. Tutti gli appassionati di ciclismo, ma non solo, sanno che quel giorno registrò la più grande impresa di Fausto Coppi, il Campionissimo.
La Cuneo Pinerolo è stata celebrata da sempre nel corso degli anni. dagli sportivi, dai tifosi, dai media.
Ora può aggiungere un altro alloro. Due anni fa il quotidiano sportivo La Gazzetta dello Sport lanciò un sondaggio tra i lettori per eleggere la più bella tappa al Giro di sempre. Fu scelta la Cuneo Pinerolo del 1949.
Sotto Natale, si sa, le classifiche e i sondaggi funzionano sempre. Ecco allora ritornare la domanda. Ma a rispondere questa volta sono stati cento tra i più autorevoli giornalisti della stampa sportiva nazionale ed internazionale.
Il risultato? Sempre lo stesso. Nella “corsa rosa” nessuna giornata di ciclismo è stata epica ed eroica come quella del 10 giugno del 1949.
Si partiva da Cuneo. Il Giro era quasi in dirittura d’arrivo. A Milano mancavano solo tre giorni. Gino Bartali poteva sfoggiare la sua maglia rosa con orgoglio e tranquillità. Fausto Coppi però era in agguato. La giornata di gara si presentava terribile, con il colle della Maddalena, il Vars, l’Izoard e il Monginevro in successione, prima della picchiata su Pinerolo.
Coppi scatta sulle rampe della Maddalena. Una pazzia, al traguardo mancano oltre duecento chilometri. Ma il Campionissimo rischia tutto. È una furia, accumula secondi, minuti, chilometri. Quando radio Rai apre il collegamento il radiocronista apre con una frase che resterà negli annali: “C’è un uomo solo al comando, il suo nome è Fausto Coppi”.
Arriverà a Pinerolo con 11 minuti su Bartali, oltre venti su Alfredo Martini. Gli altri saranno a Pinerolo quando Coppi ormai ha già terminato le interviste con la stampa.
Esaltando la tappa e facendola entrare di diritto, se mai ce ne fosse stato ancora il bisogno, nella storia del ciclismo, il giornalista della Gazzetta dello Sport Marco Pastonesi ha raccolto testimonianze e aneddoti inediti. Come quello del giornalista dell’Equipe Pierre Chany, che era al seguito della corsa. Chany, con la moto, seguì la prima parte della fuga di Coppi. Giunto a Barcellonette si fermò ed entrò in un ristorante per pranzare. Quando uscì, di fronte a lui, lungo la strada, passava il sesto ciclista. Malabrocca e Carollo, due gregari, arrivarono a Pinerolo con ore di ritardo quando ormai era quasi notte, scoppiati, come molti altri, visto il ritmo imposto da Coppi.
Lo stesso Coppi la sera si scusò con i suoi compagni per la tremenda giornata imposta al gruppo. Tutti, tranne Coppi, ne pagarono le conseguenze anche il giorno dopo. Tanto che a Milano il Campionissimo arrivò in rosa con 23 minuti su Bartali e 38 sul terzo in classifica, Giordano Cottur.
Cuneo-Pinerolo. 254 chilometri di strada polverosa e dura, migliaia di tifosi, due nomi: Bartali e Coppi. Quel giorno si scrisse la leggenda. Chi era presente sui tornanti dell’Izoard o vide Coppi alzare le braccia al cielo sul traguardo di corso Torino a Pinerolo già lo aveva capito.

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