Accanto alle tende di un intenso “blu ministeriale” ci sono le biciclette. Poche, appena una decina. Di tanto in tanto dalla tenda sbuca un ragazzo africano, ma l’assolato piazzale del Foro Boario è vuoto, deserto.
Comune e protezione civile si sono prodigati due giorni nel montaggio dei venti nuovi ripari provvisori, venerdì e sabato, per dare una nuova casa agli oltre 300 ragazzi africani che ancora vivono in condizioni di fortuna lungo il viale alberato che costeggia il Foro Boario. Ma fino a martedì appena poche decine di loro avevano trasferito armi e bagagli nella nuova tenda.
Il problema è stato il freddo. Le tende del Ministero dell’Interno, ancora non ben isolate, sarebbero risultate più scomode degli “alloggi” della bidonville sorta appena fuori i cancelli del Foro Boario.
RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE
Una situazione quasi paradossale. Il campo tanto richiesto ora sembra “snobbato” dai migranti.
In realtà le cose non stanno proprio così. Lo conferma anche il sindaco Paolo Allemano, che aggiunge: «In questi giorni, oltre a partecipare alle attività di montaggio delle tende, sono passato più volte al campo. Molti mi hanno ringraziato; alcuni, è vero, hanno lamentato questa situazione di disagio dovuta al freddo, ma non c’è nessun tono allarmistico. Martedì sera abbiamo incontrato una rappresentanza dei ragazzi africani e con loro abbiamo concordato di montare, insieme, le camere interne, per migliorare l’isolamento dal freddo».
Un passaggio che non era stato fatto venerdì scorso, perchè si pensava che avrebbero contribuito ad aumentare la temperatura interna delle tende, rendendole inadatte con il caldo dei giorni scorsi. Così da mercoledì ci si è rimboccati le maniche e si è completato l’allestimento.
DALL’EMILIA A SALUZZO
Sui grandi pacchi arrivati a Saluzzo la scorsa settimana, c’erano ancora i cartelli del Ministero, scritti a penna. Recitavano: “Reso Emilia”. Si tratta infatti delle tende utilizzate per allestire uno dei tanti campi post terremoto dell’Emilia. Ognuna di esse può ospitare fino a dodici persone. In tutto ne vengono montate venti, per dare ospitalità fino a 240 africani.
Alle operazioni di montaggio accanto a una decina di operai e volontari della protezione civile ha partecipato attivamente anche il sindaco Allemano. Fin da sabato mattina c’era chi si apprestava ad entrare nella nuova dimora. Si tratta non solo di braccianti che dormono nella bidonville, ma anche di qualche ragazzo africano che bivaccava in altri luoghi.
Uno di loro, ivoriano, ci spiega che la sistemazione è buona. Resterà a Saluzzo ancora una quindicina di giorni, sperando di lavorare nella raccolta delle mele. Le tende invece resteranno montate fino al 15 ottobre, quando la maggior parte degli africani sarà ormai partita alla ricerca di un lavoro nel Sud Italia.
SI GUARDA AL 2014
Intanto si guarda avanti, all’anno prossimo, cercando di immaginare lo scenario che Saluzzo si troverà di fronte. Finora non ci è mai riuscita. Anche quest’anno, nonostante mesi di incontri e lavori preparatori, si sono registrate condizioni inaspettate. Rispetto all’anno precedente gli africani sono aumentati di numero e si sono strutturati in modo diverso, con la costruzione delle baracche lungo il viale del Foro Boario. Non ci sono stati problemi di ordine pubblico, ad esclusione della contenuta protesta del 6 agosto scorso, ma più volte si è avuta l’impressione che la situazione fosse più grande di quanto ci si aspettasse. Si è mossa la Coldiretti, allestendo un campo per circa 150 migranti e si è mosso anche il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, che ha apprezzato il lavoro svolto dalla rete dell’accoglienza locale e ha promesso il proprio sostegno e quello del ministero in occasione del prossimo anno. Il problema principale resta però quello del lavoro. Se un centinaio di persone ha potuto operare nella raccolta della frutta, anche se solo per qualche settimana, la maggior parte non ha lavorato o lo ha fatto solamente per pochissimi giorni. Il lavoro, anche per i ragazzi africani continua dunque a rimanere un miraggio.
Il problema è stato il freddo. Le tende del Ministero dell’Interno, ancora non ben isolate, sarebbero risultate più scomode degli “alloggi” della bidonville sorta appena fuori i cancelli del Foro Boario.
RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE
Una situazione quasi paradossale. Il campo tanto richiesto ora sembra “snobbato” dai migranti.
In realtà le cose non stanno proprio così. Lo conferma anche il sindaco Paolo Allemano, che aggiunge: «In questi giorni, oltre a partecipare alle attività di montaggio delle tende, sono passato più volte al campo. Molti mi hanno ringraziato; alcuni, è vero, hanno lamentato questa situazione di disagio dovuta al freddo, ma non c’è nessun tono allarmistico. Martedì sera abbiamo incontrato una rappresentanza dei ragazzi africani e con loro abbiamo concordato di montare, insieme, le camere interne, per migliorare l’isolamento dal freddo».
Un passaggio che non era stato fatto venerdì scorso, perchè si pensava che avrebbero contribuito ad aumentare la temperatura interna delle tende, rendendole inadatte con il caldo dei giorni scorsi. Così da mercoledì ci si è rimboccati le maniche e si è completato l’allestimento.
DALL’EMILIA A SALUZZO
Sui grandi pacchi arrivati a Saluzzo la scorsa settimana, c’erano ancora i cartelli del Ministero, scritti a penna. Recitavano: “Reso Emilia”. Si tratta infatti delle tende utilizzate per allestire uno dei tanti campi post terremoto dell’Emilia. Ognuna di esse può ospitare fino a dodici persone. In tutto ne vengono montate venti, per dare ospitalità fino a 240 africani.
Alle operazioni di montaggio accanto a una decina di operai e volontari della protezione civile ha partecipato attivamente anche il sindaco Allemano. Fin da sabato mattina c’era chi si apprestava ad entrare nella nuova dimora. Si tratta non solo di braccianti che dormono nella bidonville, ma anche di qualche ragazzo africano che bivaccava in altri luoghi.
Uno di loro, ivoriano, ci spiega che la sistemazione è buona. Resterà a Saluzzo ancora una quindicina di giorni, sperando di lavorare nella raccolta delle mele. Le tende invece resteranno montate fino al 15 ottobre, quando la maggior parte degli africani sarà ormai partita alla ricerca di un lavoro nel Sud Italia.
SI GUARDA AL 2014
Intanto si guarda avanti, all’anno prossimo, cercando di immaginare lo scenario che Saluzzo si troverà di fronte. Finora non ci è mai riuscita. Anche quest’anno, nonostante mesi di incontri e lavori preparatori, si sono registrate condizioni inaspettate. Rispetto all’anno precedente gli africani sono aumentati di numero e si sono strutturati in modo diverso, con la costruzione delle baracche lungo il viale del Foro Boario. Non ci sono stati problemi di ordine pubblico, ad esclusione della contenuta protesta del 6 agosto scorso, ma più volte si è avuta l’impressione che la situazione fosse più grande di quanto ci si aspettasse. Si è mossa la Coldiretti, allestendo un campo per circa 150 migranti e si è mosso anche il ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge, che ha apprezzato il lavoro svolto dalla rete dell’accoglienza locale e ha promesso il proprio sostegno e quello del ministero in occasione del prossimo anno. Il problema principale resta però quello del lavoro. Se un centinaio di persone ha potuto operare nella raccolta della frutta, anche se solo per qualche settimana, la maggior parte non ha lavorato o lo ha fatto solamente per pochissimi giorni. Il lavoro, anche per i ragazzi africani continua dunque a rimanere un miraggio.
(Devis Rosso, La Gazzetta di Saluzzo, 19 settembre 2013)
Nessun commento:
Posta un commento