mercoledì 3 aprile 2013
Monviso, un mistero (svelato) vecchio di ottomila anni
C'è una storia non scritta, almeno non con le parole, ma fatta solo di oggetti, pittogrammi, utensili. Si chiama preistoria, e quella dell'Europa si arricchisce oggi di una nuova pagina, datata 7800 anni fa, e che ha come protagonista il Monviso.
LA SCOPERTA
La prima scoperta risale al 2003, quando due ricercatori dell'Università di Torino Franco Rolfo e Roberto Compagnoni, localizzano a 2400 metri di quota, vicino a punta Rasciassa, sul versate est del massiccio del Monviso, un giacimento primario di giadeite pura, un minerale molto simile alla giada cinese. A poca distanza viene localizzato il luogo dove il minerale veniva estratto e lavorato.
Sull'altro versante del Re di Pietra quasi simultaneamente l'archeologo francese Pierre Petrequin giunge allo stesso risultato: dopo aver dedicato per anni le proprie vacanze estive alla ricerca di campioni minerali, ispezionando alvei e versanti delle Alpi occidentali, nel 2003 Petrequin finalmente giunge in Valle Po e localizza i primi blocchi, oltre una tonnellata di giadeite pura.
Dieci anni di ricerche successive hanno permesso di scrivere una storia incredibile.
La Pietra verde del Monviso era una merce rara, preziosa, apprezzata a tal punto da essere usata, venduta, esportata. I manufatti realizzati con la giadeite son ostati ritrovati non solo in tutto il Sud della Francia e nella Pianura Padana, ma addirittura in Normandia, Germania, Scozia, Danimarca e Bulgaria.
È stato Petrequin, con il progetto "Jade", ad approfondire gli studi con un metodo spettrografico consentendo di identificare con estrema precisione il profilo esclusivo di ogni reperto, e individuare così la correlazione tra i campioni minerali raccolti e centinaia di manufatti.
All'esame del ricercatore francese sono passate accette litiche, strumenti ampiamente diffusi in età neolitica e oggi conservati nei musei di tutta Europa, ma anche altri oggetti preziosi per l'epoca, 7800 anni fa.
IL MISTERO
L'origine di questi manufatti di colore verde chiaro è rimasta sconosciuta agli archeologi fino ad oggi, nonostante gli interrogativi sulla sua provenienza fossero stati posti già un secolo fa, dai primi ricercatori.
Alcuni erano arrivati addirittura ad ipotizzare una importazione dalle regioni dell'Asia Orientale.
Ora però, grazie al lavoro congiunto di ricercatori italiani e francesi, il mistero è stato svelato e la preistoria ci consegna una pagina importante, che individua nel Monviso una montagna quasi sacra per gli abitanti dell¹epoca, pastori e raccoglitori che da poche generazioni hanno abbandonato il nomadismo. Tribù giunte alle pendici delle Alpi che ancora non hanno un nome.
STUDI E RICERCHE
Del caso se ne sta occupando anche il Cesmap di Pinerolo, il centro studi archeologico, che sta allestendo una mostra di carattere internazionale sull¹argomento.
Spiega Dario Seglie, presidente del Cesmap: «È incredibile osservare oggi il risultato degli studi. Ottomila anni fa in valle Po c'erano esperti lavoratori della pietra che ottenevano risultati incredibile estraendo la giadeite. La lavoravano con un processo di fuoco e neve. Il risultato ottenuto era di tale fattura che ancora oggi troviamo queste asce e questi manufatti in ogni angolo d'Europa. Le particolari qualità di durezza, lucentezza e colore della giadeite erano così apprezzate da escluderla dall¹uso quotidiano. Le accette litiche ritrovate non riportano segni di usura o di utilizzo, sono anzi rifinite con estrema cura e lucidate a specchio. Forse erano addirittura considerate una sorta di oggetto sacro, un simbolo di potere tramandato di generazione in generazione per un periodo di oltre un millennio».
Ora tocca a Saluzzo e al Saluzzese riscrivere una nuova pagina di storia, non lasciare che questo mistero svelato riempia solamente le pagine polverose di un museo, ma diventi un motivo di orgoglio per il marchesato.
(Devis Rosso, La Gazzetta di Saluzzo, 28 marzo 2013)
Ubicazione:
Monviso, 12030 Crissolo CN, Italia
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