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venerdì 15 marzo 2013

Da Torino a Venezia, 33 anni dopo, come cambia il Po



VILLAFRANCA PIEMONTE. Nel 1980 un gruppo di appassionati canoisti, partendo da Staffarda, in provincia di Cuneo, primo punto navigabile del Po, scese il fiume fino a Venezia, documentando lo stato di degrado del fiume, i luoghi di approdo, l’inquinamento, le associazioni rivierasche incontrate lungo il percorso.


L'altro sabato un gruppo di una decina di torinesi dell’associazione Amici del fiume, hanno iniziato a ripercorrere quel viaggio, con lo stesso obiettivo.
Alle 9,30 le canoe sono state messe in acqua a Cardè. Una ventina le persone in tutto. Accanto ai torinesi anche alcuni Amici del Po di Cardè e di Villafranca, che hanno accompagnato la comitiva fino a La Loggia, arrivo della prima tappa di 44 chilometri.
«Nel nostro viaggio lungo il Po – dice Alex Zambon, coordinatore del gruppo - non ci poniamo l'obiettivo della velocità ma di cogliere aspetti di degrado del territorio mediante georeferenziazione, immagini fotografiche e filmati. L’intero percorso verrà fatto a dal 5 al 19 maggio. Ora iniziamo con le prime tre tappe, da Staffarda a Chivasso, una per week-end, per “rodarci” e capire come lavorare». L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Comune di Torino.
Lungo questo primo tratto ci sono persone che accompagnano i canoisti, come Beppe Racca, villafranchese, profondo conoscitore del fiume.
Ancora Zambon: «Avere al fianco chi vive su queste sponde da cinquant’anni è fondamentale. Il fiume qui è molto bello, ma i segni lasciati dall’uomo e dalla natura già si vedono. Copertoni lungo le rive, plastica e nylon sui rami, le prime cave. Fotografiamo e filmiamo tutto. Per ogni tappa avremo un “river-movie”, un documentario che sarà la cartina di tornasole per capire se il Po sta bene o è ammalato. Il diario verrà anche pubblicato su internet».
Navigando sulle sue acque si incontrano alcuni pescatori. Lungo le rive quasi ovunque i boschi non ci sono più. Zambon e la sua squadra, annotano tutto. Anche le vecchie palificazioni ormai marce che spuntano dall’acqua, ultimi testimoni degli argini di un tempo. Racca non perde occasione per spiegare usanze, tradizioni, descrivere la natura. Non solo i germani e gli aironi che volano a pelo d’acqua, ma anche i cormorani e le nutrie, ormai arrivati fin qua, alle soglie del Monviso. Il Po non è pulito, è devastato da decenni di inquinamento. Ma mantiene il suo fascino. «Bisognerebbe farlo conoscere alle famiglie torinesi – dicono quelli dell’associazione – qui è davvero bello, ci si trova immersi in una natura che pochi conoscono».
A Casalgrasso la corrente molla, il fiume diventa lento. Si scende dalle barche per oltrepassare la diga in costruzione. Quando si arriva a La Loggia è pomeriggio inoltrato. In tasca c’è stanchezza, emozioni, ma anche un diario pieno di appunti da confrontare con quello scritto 33 anni prima da chi ha percorso lo stesso tragitto, con la speranza che almeno qualcosa, nel frattempo, sia migliorato lungo il Po. La prossima tappa sabato 16 marzo da Torino a Chivasso, mentre il 23 si percorrerà il tratto La Loggia-Torino.

(Devis Rosso, La Stampa, 2 marzo 2013)

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